Si sente sempre più spesso parlare di mindfulness e del suo potere trasformativo, ma iniziamo dalle basi: che cos’è la mindfulness?
Il termine mindfulness può essere tradotto in italiano in “attenzione focalizzata cosciente”, si tratta infatti di una modalità di guardare a ciò che si presenta alla nostra coscienza e alla nostra esperienza nel momento presente: che siano pensieri, emozioni o sensazioni. Significa osservare ciò che succede, sia dentro che fuori di noi, senza cercare di modificarlo, senza giudicarlo e senza cercare risultati. In poche parole, diventare consapevoli di quello che c’è. Può sembrare molto semplice, o molto complicato, ma in realtà la consapevolezza è una dote innata di ognuno di noi, che va semplicemente coltivata.
Ma prima di iniziare, vediamo da dove ha origine la mindfulness e come è arrivata a noi.
È a John Kabat-Zinn, biologo molecolare e professore emerito di medicina, che dobbiamo l’introduzione in Occidente nel 1979 di questa forma di meditazione laica derivante dalla meditazione vipassana buddhista. A lui dobbiamo inoltre e soprattutto la sua validazione scientifica attraverso studi di neuroimaging su campioni molto ampi della popolazione.
Il primo protocollo ad avere una validazione scientifica è stato il Mindfulness Based Stress Reduction.
Da allora, nell’arco di circa 40 anni, il protocollo è stato utilizzato in più di 25.000 casi, dalla cura complementare delle malattie psicosomatiche, sino alla sua applicazione nell’ambito della salute mentale come strumento valido per risolvere problemi dovuti alla disregolazione emotiva, allo stress e all’ansia.
Dal primo protocollo mindfulness validato come tecnica terapeutica utilizzata in psicoterapia, se ne sono aggiunti altri sempre più specifici e applicati in determinati contesti terapeutici come: il MBCT (Mindfulness Based Cognitive Therapy), DBT (Dialectical Behavioral therapy) e Mindful eating, solo per annoverarne alcuni.
Ad oggi possiamo affermare che le neuroscienze dimostrano sempre più interesse per la meditazione come attività in grado di modificare la struttura architettonica del cervello umano e favorire una migliore interconnessione tra le diverse regioni cerebrali. Incredibile come una pratica così semplice possa provocare un cambiamento così profondo e strutturale in noi, vero?
Il primo studio completo in merito è stato condotto nel 2011 dal Massachusetts General Hospital. L’indagine ha evidenziato come la mindfulness sia in grado di produrre modificazioni in regioni cerebrali implicate in funzioni quali la memoria, l’empatia, la consapevolezza di sé, l‘autocontrollo e la modulazione delle risposte di ansia e stress.
Le neuroscienze moderne ci insegnano quanto la mente umana abbia la tendenza ad essere conservatrice e quindi a riconoscere nelle esperienze presenti avvenimenti sperimentati nel passato e di conseguenza a reagire alle situazioni con una lente acquisita fatta di condizionamenti pregressi, legati alle esperienze personali e agli influssi socio culturali. Tendiamo a mettere in atto reazioni e comportamenti che ci sono familiari, anche se non sempre sono i più funzionali per noi. Allo stesso tempo, le neuroscienze ci insegnano che la natura della materia cerebrale è plastica e che il cervello può riorganizzarsi a prescindere dagli imprinting passati. Ebbene sì, possiamo cambiare.
Ma in che modo queste variazioni strutturali si traducono in una migliore gestione emozionale e dello stress nel quotidiano?
In questo contesto, possiamo dire che la mindfulness è un esercizio costante che ci invita ad accogliere tutto ciò che si presenta al flusso della nostra coscienza senza affrettarsi a giudicare o a voler annullare, ma ad osservare cosa accade con un attitudine di apertura, non giudizio e accettazione.
La pratica regolare della mindfulness consente di apprendere un approccio differente nei confronti dei propri pensieri e delle emozioni che da essi scaturiscono.
Restando in ascolto di ciò che affiora alla coscienza in ogni istante, il soggetto si rende conto della presenza di pensieri automatici, che emergono malgrado la sua volontà e spesso mentre si sta compiendo un’altra attività.
L’effetto della meditazione è quello di prendere le distanze dai propri pensieri: si inizia a disidentificarsi da essi, a considerarli come fenomeni temporanei, a comprendere che non sono dei fatti. Questa nuova presa di coscienza consente all’individuo di spogliare i pensieri dal contenuto emotivo fino ad allora attribuitogli.
Inoltre, l’esercizio costante di riportare l’attenzione sulla propria respirazione riduce la proporzione delle ruminazioni mentali che sono spesso la causa di stress e stati d’ansia.
I pensieri negativi semplicemente perdono forza e si riduce la possibilità che essi diventino dei pattern mentali fissi che sono spesso alla base di disturbi quali depressione e stati d’ansia.
In poche parole, capiamo che i nostri pensieri non sono verità assolute e noi possiamo sempre scegliere di attribuire loro potere o meno. Se ad esempio abbiamo sempre la sensazione di “non essere abbastanza”, possiamo riconoscerla e vedere che è solo un nostro pensiero. Possiamo guardare con curiosità a questa sensazione, senza giudicarci, esplorarla senza lasciarci sopraffare. Poco a poco perderà di potere e sentiremo che, non saremo perfetti, ma andiamo già molto bene così.
La ginnastica costante esercitata per riportare l’attenzione sulla respirazione, e quindi sul momento presente, aiuta a rendere il soggetto sempre più consapevole di se stesso e di ciò che accade dentro e fuori di lui cosi da farlo gradualmente uscire dal “pilota automatico”. La meditazione, inoltre, induce un profondo stato di rilassamento che può essere liberamente gestito dall’individuo in completa autonomia e in qualsiasi momento ne senta il bisogno.
Per concludere potremmo dire che la tecnica della mindfulness allena il soggetto al costante fluire della vita, alla presa di coscienza che ogni individuo sperimenta una palette variopinta di emozioni e pensieri che sono per definizione normali e mutevoli nonché in constante evoluzione, come lo sono la gioia o il dolore. La mindfulness ci aiuta a entrare in intimità con noi stessi, a diventare i nostri migliori amici e ci regala una grande libertà: quella derivante dalla consapevolezza, che ci permette di scegliere ogni volta come rispondere a ciò che ci accade.