Se vuoi creare una startup devi avere l’idea del secolo.
È impossibile che le startup partano senza investitori.
Se devi fondare un’azienda hai bisogno di capitale elevato.
Se non hai fatto l’università adatta non puoi diventare un imprenditore.
Quante volte una di queste affermazioni è stata alla base della rinuncia a un nostro progetto? Noi le abbiamo sentite tante volte e per tante volte ci hanno scoraggiato nel fare il primo passo.
Ma vi sveliamo un segreto: nessuna di queste affermazioni si è rivelata necessaria per la nascita della nostra startup.
Vi raccontiamo la nostra esperienza che sfaterà un po’ di questi miti.
È opinione comune che per creare una nuova startup bisogna avere un’idea geniale, creare un prodotto tecnologico, e soprattutto qualcosa che nessuno abbia mai fatto prima. Se non si è alla ricerca di un nuovo brevetto, un’idea semplice può nascondere al suo interno tante possibilità per essere innovativa e diversa da quello che già c’è sul mercato. Piuttosto che puntare alla stravaganza dell’idea, un buon punto di partenza è l’analisi della reale richiesta del prodotto o servizio o la capacità di creare tale richiesta.
La nostra esperienza ha avuto inizio senza l’appoggio di investitori e senza la disponibilità di un capitale elevato. Come è stato possibile? Abbiamo fatto quello che tra di noi chiamiamo un “investitempo”, la costruzione delle basi del nostro progetto infatti è nata molto prima del 22 maggio 2020, giorno in cui abbiamo ufficialmente fondato l’azienda Yome.
Il nostro lavoro ha avuto inizio molto prima, tutte e tre abbiamo infatti lavorato costantemente e con impegno per anni alla crescita dei nostri personal brand e delle nostre community personali. Questo ci ha permesso di formare delle competenze fondamentali per lo sviluppo di un progetto più complesso come quello di Yome e di creare un rapporto di fiducia, empatia e connessione con le nostre community che ha fatto sì che le persone credessero in Yome fin dal primo giorno.
Posto che non tutti i business sono uguali, nel nostro caso dovendo realizzare un servizio digitale, l’altra condizione che ci ha permesso di partire in maniera autonoma è stata la scelta di partire con una soluzione tecnologica semplice e economicamente sostenibile. Il protagonista di questa fase è stato “l’arte dell’arrangiarsi”, ci siamo rimboccate le maniche e abbiamo unito le nostre forze e competenze per creare da noi il 90% della prima fase di Yome. Per mesi e mesi abbiamo ricoperto i ruoli di videomaker, content manager, tecnici del suono, grafici e tanto altro. Di sicuro non abbiamo studiato all’università tutte queste cose, ma le abbiamo imparate alla scuola della vita!
Non vogliamo assolutamente sminuire l’importanza dello studio e della formazione, anzi! Riteniamo sia importantissimo rimanere curiosi, continuare a formarsi e aggiornarsi sempre, ma di sicuro l’idea che per creare un’azienda bisogna essere laureati in economia è ormai superata. L’importante è avere un obiettivo, programmare in maniera realistica come ottenerlo, e avere un team che comprenda al suo interno figure diverse e competenti.
Abbiamo cominciato nel nostro piccolo con le nostre forze, con l’ambizione di crescere e poterci permettere di coinvolgere all’interno di Yome figure specializzate a supporto del nostro business. Oggi Yome è cresciuta e così anche il suo team, non siamo in tantissimi, ma ogni compito è affidato a professionisti di cui ci fidiamo, che condividono i nostri valori, e che hanno fatto un po’ anche loro lo spirito e la missione di Yome.
A proposito di team, ogni volta che si parla di lavoro tra donne, azienda tra donne, collaborazione tra donne ecc. uno dei commenti più frequenti è “quanto siete brave a farlo funzionare”. In realtà è un po’ triste, ma soprattutto non fondata, l’idea che noi donne non siamo inclini a costruire qualcosa collaborando, supportandoci e in armonia. La nostra storia e siamo sicure anche quella di tante altre donne nel mondo del business dimostra esattamente l’opposto.
Come azienda al femminile la nostra più grande forza, sin dall’inizio è stata quella di essere un team di tre persone molto diverse sia dal punto di vista caratteriale che di esperienza e formazione. Le nostre diversità ci hanno permesso di spronarci a vicenda, insegnarci ciò che potevamo condividere con le altre, sostenerci in ogni modo possibile. Ovviamente le nostre diversità ci portano a volte anche a vedere le cose in modo diverso, a scontrarci, ma soprattutto a farci vedere ogni prospettiva, a confrontarci e a crescere insieme.
Creare una startup come team ci ha permesso di affrontare con forza tutti gli errori, gli ostacoli, le incertezze e i momenti che hanno richiesto coraggio. Con alle spalle la certezza di non essere sole, di condividere quelle emozioni e di avere qualcuno che ci capisse sempre al 100%.
Questo appoggio e il lavoro in team è stato uno degli elementi decisivi che ci hanno portate a decidere di fondare Yome, di lavorare ad un progetto digitale ambizioso, di pensare più “in grande”. Lavorando ai nostri brand personali, pur mettendoci anima e cuore, anche se in maniera e per vie diverse tutte e tre avevamo la convinzione che mancasse qualcosa, o forse qualcuno. Il fatto che la maggior parte dei business del nostro settore avesse sempre come mastermind un uomo (o più) ci aveva inconsciamente scoraggiate e convinte che servissero altre competenze rispetto alle nostre.
Tante volte avevamo parlato dell’idea di creare una piattaforma online, magari un brand di eventi, magari potevamo farlo insieme, ma era rimasto sempre lì, un po’ come un sogno ad occhi aperti. Poi un giorno ci siamo decise, abbiamo messo giù il nostro business plan, abbiamo fatto i conti, e siamo andate dal notaio. Yome è nata nell’arco di 15 giorni e 15 notti di lavoro intenso, continuo, ma di cui più che la stanchezza ricordiamo la motivazione, l’adrenalina, l’emozione.
Vi raccontiamo la nostra storia nella speranza che possa offrirvi qualche spunto e magari anche ispirarvi: a seguire le vostre idee, a credere in voi stesse, a realizzare i vostri sogni.
Ma abbiamo un ultimo consiglio da condividere con voi: se state lavorando ad un side project, se volete creare qualcosa di vostro, se avete un’idea che volete esplorare non fatevi bloccare, credete in voi stesse e provateci. Allo stesso tempo prima di lanciarvi a capofitto nella nuova attività costruite delle basi solide per lasciare tutto il resto alle spalle. Un passaggio graduale, razionale, ponderato e programmato molto spesso è meno poetico ma più realistico nella strada verso una decisione sostenibile e duratura. Buttarsi in una nuova avventura è coraggioso, ma buttarsi nel vuoto non è saggio.
Questa è la storia di come la nostra startup da sogno è diventata progetto e poi realtà. Siamo ancora agli inizi della nostra avventura, abbiamo fatto errori e ne faremo, ma lo spirito di metterci in gioco, di imparare e trovare opportunità di crescita non ci manca.
Crediamo in noi stesse e soprattutto crediamo nel nostro team.
Martina, Claudia e Martina