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Il secondo chakra: emozione e movimento

Il secondo chakra: emozione e movimento
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Laura Poerio

del 27/04/2023

Il secondo chakra, Svadisthana, si trova nella parte inferiore dell’addome, nel plesso sacrale, ed è associato a: emozioni, desiderio, piacere, bisogno, movimento, sensazioni.

Caratteristiche del secondo chakra

Il colore del secondo chakra è l’arancione ed è rappresentato dall’acqua, informe e fluida, che scorre via se non contenuta, ma diventa stagnante se il contenimento è eccessivo e quindi non può scorrere.
Il primo chakra costruisce il contenitore per quest’acqua.

Se ripensiamo al primo chakra, ci rendiamo conto di aver lavorato sulla stabilità e sul radicamento, per costruire una base, un terreno fertile. Ora che lavoriamo sul secondo, vogliamo agire su quello che scorre in questo terreno, su quello che si muove sopra il terreno e che può crescere.
Si può dire che favoriamo il movimento, grazie alle emozioni. E questo movimento ci spinge al cambiamento, all’apertura, al lasciarsi andare. Attraverso il movimento ampliamo la nostra percezione e la consapevolezza, a partire dai sensi, che sono il collegamento tra mondo interiore e mondo esteriore.
I sensi danno significato alla nostra vita e ci permettono questo movimento. Sensi ed emozioni determinano la nostra esperienza e creano i nostri valori.

E cos’è che ci porta a prestare attenzione ai nostri sensi? Il piacere.

Il piacere ci connette al presente, ci fa sentire vivi, ci rende ricettivi e ci spinge a “vivere”. E questo ci permette di fluire, di muoverci, di lasciar scorrere l’energia, il prana. Se neghiamo il piacere, se controlliamo le nostre emozioni, se neghiamo le nostre sensazioni, il flusso della forza vitale è limitato, bloccato. Quando il piacere viene negato, una parte essenziale di noi si spegne, e il secondo chakra si blocca, l’energia non fluisce.
Se non riconosciamo questo aspetto della nostra umanità, ci mancherà una parte di noi.
E questo comporta rigidità di pensiero e nel corpo, una disconnessione dal mondo.

Ogni chakra abbiamo detto che esprime un diritto. Ecco il secondo chakra è connesso al diritto di percepire e provare piacere. Se il piacere viene negato, alla lunga sentiamo di perderne diritto e si instaura in noi un senso di colpa ogni volta che lo desideriamo. Ci vergogniamo di una parte di noi, quella parte connessa al desiderio. E questa colpa che nasce è proprio il demone del secondo chakra. La colpa mina il naturale flusso dell’energia nel corpo e ci impedisce di manifestarci, inibendo la nostra connessione emotiva.

Le emozioni sono il linguaggio dell’anima, e questo linguaggio parla attraverso il corpo. Per questo, da un lato dobbiamo essere presenti e consapevoli del corpo, altrimenti non capiremo questo linguaggio, e dall’altro dobbiamo portare attenzione a quelle emozioni, ascoltarle e lasciarle libere dentro di noi.

Il compito del secondo chakra è allora quello dell’autogratificazione, attraverso l’ascolto delle emozioni e delle sensazioni. Non possiamo prescindere dal nostro ascolto interiore, dall’ascolto della nostra identità emozionale. In primis allora dobbiamo sentire il nostro corpo, e da lì saremo in grado di scoprire e ascoltare le emozioni, che stanno sotto la superficie del corpo e che possiamo concepire come veste dei nostri sentimenti. L’identità emozionale amplia l’esperienza del corpo e gli dà dimensione e struttura.

E qual è il carburante di questo movimento di cui abbiamo parlato? È il desiderio. Senza desiderio non riusciamo a fare lo sforzo necessario per ottenere quello che è difficile. Il desiderio, combinazione di sensazione, emozione e sentimento, è il carburante del terzo chakra, della volontà. E se negato e non riconosciuto, può diventare invece il limite più grande della volontà.

Qual è il lavoro che vogliamo fare nel secondo chakra? Reclamare tutte le nostre parti, reclamare le ombre nascoste dentro di noi. L’ombra è un’energia repressa, un aspetto di noi bloccato nell’inconscio, un’emozione sotterrata. Di solito nella vita facciamo esattamente l’opposto: proviamo a tenere a bada le ombre, a eliminare gli stimoli che possano portarle alla luce. Reprimiamo. Ma inevitabilmente l’ombra reclama attenzione e attrae nella nostra vita tutti gli elementi, persone, situazioni, che possano farla emergere. Più è forte la repressione di quell’ombra, più cercherà la forza per essere ascoltata.

Recuperare l’ombra significa recuperare le energie dei desideri e dei bisogni inascoltati. Portare l’ombra alla luce, alla coscienza. E in tutto questo la colpa non è altro che il guardiano della prigione dove è contenuta l’ombra. La colpa è il buttafuori che blocca il flusso nel corpo e tende a polarizzare mente e corpo, cuore e ragione.

Come lavorare sul secondo chakra

Veniamo all’equilibrio di questo chakra. Il concetto fondamentale da capire è che l’equilibrio non è una stasi. Al contrario, l’equilibrio è continuo movimento, continua fluttuazione attorno al centro. Ed è movimento dall’interno all’esterno e dall’esterno all’interno. L’equilibrio è tra questi due flussi. Se invece il movimento è solo verso l’esterno, avremo un secondo chakra in eccesso, con una delimitazione debole, ossia poca capacità di contenere l’acqua di cui abbiamo parlato. Al contrario, se la delimitazione è troppo rigida, il chakra lascia passare poca energia da fuori a dentro, si svuota e si spegne. L’acqua ristagna.

Nella pratica, un secondo chakra carente causa rigidità e carenza di movimento fisico, emozionale e sessuale. I movimenti saranno rigidi e goffi, ci sarà molta chiusura e pochissima flessibilità. Questa limitazione del movimento causa anche una rigidità mentale, visibile spesso nelle scelte “o bianche o nere”, nella resistenza agli stimoli e alle novità, nella chiusura verso il piacere, a volte inconscia e giustificata da scuse (con conseguente giudizio negativo del piacere degli altri).

Un secondo chakra carente è un chakra che ha dominato le emozioni, magari per tollerare una situazione molto intensa. Questo però porta a sentire un senso di vuoto e di piattezza della vita, una mancanza di significato del vissuto e delle sue sfumature. Può causare la sensazione di sentirsi soli, isolati, incapaci.

Chi ha poca energia nel secondo chakra ha uno stile di vita apatico, rassegnato, svogliato, pessimista, dove manca l’ascolto e la comprensione di sè, del proprio cuore. E questo si può riflettere anche a livello sociale, perché spesso in questi casi si sviluppa poca intelligenza emotiva e sociale e quindi si ha difficoltà a sviluppare o mantenere rapporti sia di coppia che di amicizia.

Al contrario, un secondo chakra in eccesso fa sentire particolarmente vivi. Le emozioni sono intense e quasi creano dipendenza, come se si riconoscesse significato in sé e nella vita solo quando si sente un’emozione forte. E questo però comporta la difficoltà di una lettura realistica della vita, anche perché alle emozioni del vissuto presente si sommano per queste persone anche le emozioni vissute del passato, intrappolate dentro di noi. Le emozioni si interpongono tra mente ed esperienza, e alterano il pensiero a tal punto da rendere difficile capire quale sia la verità.

E queste emozioni vengono ricercate anche nel rapporto con gli altri, anche banalmente da un costante bisogno di contatto e di conferme, fino in alcuni casi a parlare di dipendenza sociale. Questo perché quando siamo con gli altri veniamo distratti dalle nostre emozioni.

Ricordiamoci, abbiamo detto che il secondo chakra in eccesso ha difficoltà a erigere delle barriere. E per questo, la persona avrà difficoltà a dire di no, a creare dei confini, delle regole.

Lo scorrere eccessivo di quell’acqua, porta al bisogno di costanti stimoli, cambiamenti, movimenti anche del corpo. E il problema del secondo chakra in eccesso è che risucchia talmente tanta energia che poi non ne passa più sù, verso gli altri chakra.

Qual è la via di guarigione? L’obiettivo è quello di far scorrere il prana liberamente, ma dentro un contenitore sicuro e stabile. Permettere il movimento ma limitarlo all’interno di confini “sani”.
Le emozioni e le sensazioni, ancorate al corpo grazie al primo chakra in equilibrio, a questo punto possono salire verso i chakra superiori, per trovare un significato. Le emozioni sono i precursori dell’azione (quindi il secondo chakra è il precursore del terzo) e l’energia di queste emozioni dev’essere incanalata attraverso il movimento, per trasformarsi in azione.

Se il chakra è carente, dobbiamo recuperare le emozioni sepolte e dare sfogo a quell’energia di movimento inespressa o repressa. Dobbiamo riconoscere, liberare e accogliere le emozioni come parte di noi. Se il chakra è in eccesso dovremo invece contenere. Se non conteniamo e non lasciamo depositare nulla, non ci sarà nessuna forza e nessun nutrimento. Tenere le emozioni e l’energia delle emozioni significa non disperdere l’energia, non svuotarci completamente a ogni emozione.

L’acqua, il prana, l’energia, il movimento. Questo è quello che rende la vita, “vita”.
Se abbiamo delle fondamenta solide, rinunciamo alle resistenze e lasciamo fluire quest’energia,  permettere all’acqua di nutrirci e di trasportarci nel suo corso, ma senza annegare.

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